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Bilancio ARS e…….la maggioranza che non c’è !

CATANIA – Se quella di ieri è stata una giornata scandita da excusationes non petitae a ripetizione, un motivo – nel centrodestra che governa la Regione – ci sarà. Magari più di uno. Ma il primo, in ordine di comparizione, è il summit di ieri mattina. A Palazzo d’Orléans detestano chiamarlo «vertice di maggioranza», perché «non ne abbiamo», preferendo la dizione meno impegnativa di «riunione di coalizione». Un attesissimo momento di confronto, se la constatazione più diffusa è che «manca un raccordo fra l’attività del governo e quella di gruppi e deputati dell’Ars». A presiedere c’è Nello Musumeci. Con lui il vice Gaetano Armao e gli assessori Roberto Lagalla, Edy Bandiera e Mimmo Turano; quest’ultimo piuttosto scuro in volto dopo aver appena rivelato al presidente l’arrivo di un avviso di garanzia per corruzione e abuso d’ufficio nell’inchiesta di Trapani. Presenti 25 deputati regionali sui teorici 36 invitati.

Il governatore, pure per prevenire chiacchiericci sulle Europee, taglia corto: «Io lavoro 18 ore al giorno e non leggo più i giornali. Mi portano la rassegna stampa, ma non ho tempo nemmeno per quella».

Del resto, il vertice – il secondo dall’inizio della legislatura – serve ad altro. Musumeci, invitando i presenti alla «festa per il primo anno di governo» (la conferenza stampa di sabato prossimo), snocciola i risultati. E le riforme all’orizzonte: «Dal governo non più di una decina di leggi, più qualità che quantità».

Ma incombono gli impegni immediati all’Ars: l’assestamento di bilancio con corsia privilegiata per fondi agli alluvionati, stipendi dei Pip e bonus di 20 milioni per il Comune di Catania, entro venerdì 30. Infine, l’obiettivo-record di approvare la manovra entro l’anno: «Non presentate valanghe di emendamenti su sagre e contributi, ma concordate con gli assessori le richieste più importanti e sarà il governo a farle proprie nel ddl». Qualcuno storce il naso.

Arriva il momento degli interventi, che Musumeci – auspicando «altri momenti conviviali, magari una pizza pagando 15 euro alla romana senza parlare di politica» – chiede di contenere in pochi minuti, «perché di là ho i sindaci che mi aspettano». Parlano, fra gli altri, gli autonomisti Pippo Compagnone e Carmelo Pullara, Orazio Ragusa (Fi), e il capogruppo di DiventeràBellissima, Alessandro Aricò. Ma l’asino casca quando il capogruppo forzista, Giuseppe Milazzo, auspica di «trovare un sistema per allargare la maggioranza», una «mano tesa all’opposizione con delle garanzie del governo». Nello non ci sta: «Non facciamo campagna acquisti!». Ma ammette: «Certo, se 3-4 dell’opposizione votano le nostre leggi che male c’è?».

Apriti cielo. Vincenzo Figuccia, battitore libero dell’Udc con simpatie leghiste, irrompe in sala stampa e tuona: «Forza Italia vuole pescare nelle acque torbide del centrosinistra. E Musumeci ha nominato l’ex presidente dell’Ars, il centrista Ardizzone, al Cga». Due indizi, ma non una prova.

L’efficiente ufficio stampa del Pd chiama in tempo reale il capogruppo Peppino Lupo. Che risponde mentre incidentalmente è con Gianfranco Miccichè (assente al vertice) e i deputati dem (dialoganti) Luca Sammartino e Franco De Domenico. Parte la smentita preventiva: «Le beghe interne alla maggioranza non ci riguardano: siamo e restiamo opposizione».

Intanto – come abbiamo riportato ieri – a Sala d’Ercole manca il numero legale per votare il ddl sui debiti fuori bilancio. A uscire dall’aula sei deputati: l’onnipresente Figuccia, la capogruppo del misto, Marianna Caronia, e i forzisti Riccardo Gallo, Luigi Genovese, Rossana Cannata e Tommaso Calderone. Seduta sospesa, flop anche alla ripresa: tutto rinviato a oggi alle 16, si voterà anche sul Defr.

Una fronda di ribelli paralizza il centrodestra? Caronia smentisce: «Approfondimento tecnico sul ddl, nessun collegamento politico». I forzisti pure: «Nessuna crepa nella maggioranza, il nostro gruppo resta coeso e granitico a sostegno di Musumeci».

Ma quel diavolo d’un Figuccia non molla: «Le crepe ci sono e la colpa è di Fi che vuole vuole gli “aiutini” di Pd e Cardinale.». Un dietrofront, dopo l’entusiastica risposta all’idea di Miccichè e Saverio Romano della lista unica alle Europee. «Una maledizione: ogni volta che mi riavvicino a Forza Italia, Gianfranco mi ricorda subito la mia distanza siderale da lui e dal suo vecchio modo di fare politica», chiosa in serata l’ex assessore-lampo ai Rifiuti.

lasicilia

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Written by forestalinews

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