Restrizioni Coronavirus: la leva penale non è un sufficiente disincentivo. Modificare le misure e presto.
Il timore per le sanzioni penali previste per la violazione dei numerosi decreti coronavirus non sta sortendo gli effetti desiderati. La gente continua a uscire per strada, disinteressandosi del pericolo per sé e per i propri cari, ma soprattutto non capendo che ogni comportamento di questo tipo allunga la quarantena dell’intera nazione, il blocco delle attività e la crisi economica. Egoismo, ignoranza, poca lungimiranza.
C’è qualcosa che va riformato. E questo qualcosa sono proprio le sanzioni.
Chi è un tecnico del diritto sa bene come la sanzione penale costituisca più un deterrente di tipo ideologico che non effettivo. La fedina penale macchiata, il processo in tribunale, l’etichetta sociale costituita dalla parola “reato” sono i motivi che hanno portato, sino ad oggi, il nostro legislatore ad usare la leva penale per punire i comportamenti più gravi.
Ma nella pratica le cose vanno diversamente. La sanzione penale non è immediata: deve prima passare al vaglio di un ufficio giudiziario sempre più intasato di pratiche, con il rischio di prescrizione tutt’altro che remoto. E poi ci sono i numerosi vizi di forma e di procedura che gli avvocati – bisogna ammetterlo – sono assai abili a sollevare per garantire l’innocenza anche a chi, di fatto, si è macchiato del comportamento incriminato.
Al contrario, la sanzione amministrativa è immediata, non cade quindi in prescrizione e soprattutto è al riparo dai vizi che il processo invece conosce. In più, colpisce il portafogli: l’unica cosa su cui gli italiani sono davvero sensibili.
Ecco perché, nel 2016, due decreti legislativi hanno trasformato in illecito amministrativo numerosi reati come l’ingiuria, il danneggiamento, gli atti osceni.
Ed ecco perché la redazione del nostro giornale chiede al Governo di cambiare le sanzioni per chi viola le restrizioni per fronteggiare l’emergenza. Le nostre proposte, che si aprono al dibattito collettivo, sono dunque le seguenti.
Sospensione della patente per almeno tre mesi
Chi non riesce a stare a casa dimostra di avere cara la propria libertà di movimento. Non c’è nulla di meglio per costringere al rispetto delle regole che toccare proprio questa libertà mediante un provvedimento amministrativo che sospenda l’uso della patente per almeno 3 mesi, 5 in caso di recidiva. La restrizione riguarderà anche la patente per i motocicli.
Multe da 3.000 euro
Gli italiani amano più il denaro che non la fedina penale immacolata. E solo una sanzione economica immediata potrebbe costringerli a rispettare le regole per il bene del Paese. La sanzione dovrebbe, quindi, partire da 3.000 euro per arrivare a 10.000 nei casi più gravi (assembramenti).
Negazione dei benefici socio-assistenziali
Sempre nell’ottica di toccare il reddito di chi viola le norme a tutela della collettività, dovrebbe poi sospendersi la possibilità di usufruire delle erogazioni pubbliche come il reddito di cittadinanza o l’assegno di disoccupazione.
Negazione dei bonus previsti dal Cura Italia
Chi violerà le norme sulle restrizioni non potrà accedere ai benefici del decreto Cura Italia previste per il successivo rilancio del Paese.
Un invito al Governo
Ci auguriamo che il Governo prenda in considerazione i nostri suggerimenti così come quelle di numerosi altri siti provenienti dal mondo dell’avvocatura.
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