Evitare che le prossime festività diventino un escamotage per fuggire nelle seconde case o prendersi una pausa dalla quarantena rilassandosi in luoghi di villeggiatura. Per questo il premier Conte ha deciso di prolungare il lockdown totale del Paese fino al prossimo 3 maggio. Attività ancora sospese, saracinesche dei negozi abbassate ed italiani chiusi in casa per almeno altri 20 giorni. E’ questo quello che ha deciso il nuovo Dpcm, appena varato dal Governo, che va quindi a confermare le misure restrittive di quello attualmente in vigore ed in scadenza il prossimo 13 aprile. “Ci sono evidenti indicazioni che le misure fin qui adottate stanno dando i suoi frutti – ha detto il premier in conferenza stampa da Palazzo Chigi. – L’Italia si sta dimostrando un esempio anche per gli altri Paesi in termini di salvaguardia della salute dei cittadini. Per questo non dobbiamo mollare, per non vanificare gli sforzi fatti. Dobbiamo mantenere alta l’attenzione, soprattutto ora in vista delle prossime festività“. Il Governo vuole quindi procedere con la massima cautela per evitare soprattutto che esplodano nuovi focali e che si torni al punto di partenza.
Per il premier la salute dei cittadini resta al primo posto, anche se questo vuol dire enormi difficoltà per l’economia. E questo per rispondere a Confindustria dopo il pressing per riaprire urgentemente le attività in Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna, in forte crisi.
Nessun ponte passato all’aria aperta. Dobbiamo ancora resistere chiusi e protetti all’interno delle mura domestiche anche il 25 aprile ed il 1 maggio. “L’auspicio è quello di ripartire dopo questa data, con le dovute cautele. L’obiettivo è quello di far ripartire il motore economia il prima possibile ma ancora non siamo pronti“, ha aggiunto il numero uno del Governo.
L’Italia rimane blindata ma non si esclude di rivedere le misure restrittive. “La promessa è quella di monitorare la situazione quotidianamente per essere pronti a fare eventuali modifiche in ogni momento“, ha rincuorato Conte. Qualche deroga comunque viene concessa. Dopo Pasqua potranno riaprire cartolibrerie, librerie, negozi per bambini e neonati, attività di packaging, legate alla silvicoltura e varie forestali.
Per la ripartenza in sicurezza, anche in vista della Fase 2, è stato siglato un Protocollo di sicurezza sul luogo del lavoro, con tante regole da rispettare in uffici ed aziende per convivere con il virus ed evitare altri contagi. “Lo abbiamo già firmato, sarà la bibbia di tutte le imprese per l’applicazione di tutte le misure di protezione in questo periodo“, ha sottolineato il premier.
Il manager Vittorio Colao, amministratore delegato di Vodafone, sarà invece alla guida della task force per la ripartenza e sarà affiancato da un comitato di esperti per programmare la Fase 2. “Per questa nuova fase ci avvarremo del contributo di esperti, sociologici, psicologici, esperti del lavoro, manager che dialogheranno con il Cts“, ha detto ancora il presidente del Consiglio.
Venendo poi all’Eurogruppo concluso ieri, Conte non le ha mandate a dire ed ha risposto a chi lo attacca di essersi piegato al volere della Germania. “La battaglia dell’Italia sui tavoli europei è quello di introdurre gli eurobond, un fondo di garanzia che deve avere una potenza di fuoco proporzionata alla crisi che stiamo vivendo e che deve essere disponibile subito. Lotteremo sino alla fine per questo scopo. Ma abbiamo bisogno anche che tutti i cittadini italiani abbiano la responsabilità di dire la verità e non menzogne“, ha tuonato il Presidente del Consiglio. L’attacco è chiaramente rivolto a Salvini e alla Meloni che da questa notte attaccano il Governo per aver ceduto alla linea della Germania. E proprio sul Mes Conte precisa: “L’Eurogruppo ha lavorato a questa proposta, non ha deciso nulla. L’Italia non ha firmato l’attivazione del Mes e non lo firmerà perché non ne ha bisogna e non lo ritiene adeguato alla crisi simmetrica attuale“. L’Italia partecipa solo alla discussione che è sul tavolo dell’attivazione di una nuova linea di credito collegata al Mes richiesta da alcuni Paesi. “E’ un negoziato difficilissimo in cui non ci siamo solo noi, ma altri 26 Paesi, ognuno con le proprie esigenze“, ha concluso.
L’Eurogruppo e l’Italia non hanno firmato nulla ieri sugli strumenti da mettere in campo per affrontare la crisi da Covid-19. La palla passa direttamente al Consiglio europeo, in agenda il prossimo 23 aprile.
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